Buon pomeriggio cuplovers, avete visto la miniserie Netflix “La regina degli scacchi”? Se ancora non l’avete fatto cosa state aspettando? Correte subito a recuperarla e poi ritornate sul blog a leggere la mia recensione, sono tanto curiosa di sapere come l’avete trovata. Io l’ho amata, per questo non potevo non recuperare il romanzo da cui è stata tratta. É un romanzo breve e scorrevole, anche se alcune descrizioni sono complesse e eccessivamente corpose. Se avete apprezzato la trasposizione seriale adorerete anche il libro.
Nel piattino abbiamo:


La regina degli scacchi
(The Queen’s Gambit)
Walter Tevis
Edito da Mondadori (26 gennaio 2021)
Pagine 324
€ 14,00 cartaceo – € 7,99 ebook
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TRAMA DELL’EDITORE
Finita in orfanotrofio all’età di otto anni, Beth Harmon sembra
destinata a un’esistenza grigia come le sottane che è costretta a
indossare. Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi,
distribuite a lei e alle altre ragazzine dell’istituto, e gli scacchi.
Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei
sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova
vita. Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi.
Perdere, vincere, cedere, combattere: imparare, grazie al gioco più
solitario che ci sia, a chiedere aiuto, e a lasciarselo dare.
La classica lettura che si definisce carina, 3 TAZZINE E MEZZO
“La regina degli scacchi” è, a mio avviso, la migliore mini serie Netflix ed è allo stesso tempo un’ottima e fedele trasposizione dell’omonimo libro di Walter Trevis ripubblicato da pochissimo da Oscar Vault.
Confesso di aver visto prima la serie (se volete leggere la mia
opinione al riguardo vi rimando alla recensione che potete trovare già
disponibile sul blog) e poi, dopo l’annuncio di Oscarvò, ho deciso di
recuperare la lettura del romanzo. La trama, l’intreccio e la
caratterizzazione dei personaggi coincidono. Beth è così fredda,
distaccata e determinata come l’abbiamo conosciuta nei libri. Benny si
riconferma il mio personaggio preferito.
Tuttavia è presente qualche differenza rispetto alla serie: la
scacchiera con cui Beth gioca con Shaibel è verde; alcuni personaggi secondari non ricompaiono nella parte finale e l’incidente della madre in auto non ha coinvolto Beth.
Lo stile di scrittura di Trevis è scorrevole, descrittivo al punto
giusto anche se ho trovato complesse e troppo prolisse le descrizioni
delle partite di scacchi non essendo io un’appassionata del gioco;
diversamente nella serie tv risultano più semplici da seguire grazie
alle immagini che affiancano la telecronaca della partita, un espediente
che ha eliminato la potenziale staticità della sequenza.
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