Qui ritroviamo Gioia al suo primo vero appuntamento con Angelo, in una Milano che ancora non conosce. Camminano vicino, parlano, ridono, e a un tratto lui la afferra per mano e si fa spazio tra i turisti che come sempre gremiscono Piazza del Duomo.
Quando varcai l’ingresso della scala e iniziai a camminare tra gli stretti corridoi, a pochi metri dalle guglie, mi sembrò per un attimo di essere entrata in un bosco di pietra incantato. Quel luogo era una foresta marmorea formata da statue, scale e scalette, archi rampanti e merletti di pietra gotica, dove gli angeli, stanchi del loro volo, avevano deciso di riposare osservando con comprensione il formicolio umano sotto di loro.Il sole stava tramontando, Milano era una distesa di tetti che si tingevano di caldi colori. Il marmo del Duomo mutava colore dal giallo, al rosa, a un rosso più caldo, e, tra le guglie, i giochi di luce creavano un effetto davvero magico. Dava l’impressione di stare camminando a mezz’aria, testimoni di uno spettacolo mozzafiato creato solo per noi. Ci guardammo. Non c’era molta altra gente, l’aria era fredda ed era quasi ora di scendere.
«Quante sono le guglie?»
«Centotrentacinque. E ci sono più di milleottocento statue.»
«Non ero mai venuta fin quassù.»
Gli sorrisi grata.
«Vieni, devi guardare Milano dall’alto, ti sembrerà più bella. Dimenticherai il traffico, il grigio, il rumore.»
E fu così.
Rabbrividii e lui si avvicinò a me per aggiustarmi la sciarpa con fare premuroso, sfiorandomi il viso con delicatezza. C’era qualcosa di elettrico tra di noi, lo sapevamo entrambi. Il tocco delle sue mani bastava per innescare un incendio.
Eravamo fermi, immobili, il tempo sembrava sospeso. I nostri respiri erano amplificati, così come i battiti dei nostri cuori. Mi sfiorò le labbra con le sue e io fui investita da un’onda di calore ancora più intensa. Risposi al suo bacio con intensità e rimanemmo per dei lunghi minuti abbracciati, guidati solo dalle nostre emozioni.
Quando si staccò da me, perché era ormai tempo di ridiscendere, ero davvero dispiaciuta. Lassù, avvolta dal suo corpo, tutti i pensieri che mi tormentavano sembravano leggeri come nuvole, e forse avrei potuto soffiarli lontano da me senza alcuno sforzo.
Cavoli, complimenti!
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